mercoledì 29 ottobre 2014

Un presidente della Repubblica che fa distruggere i nastri delle conversazioni con un indagato in un processo di mafia, Nicola Mancino, e poi si rifiuta di rispondere pubblicamente (e cosa c'è di più pubblico del presidente della Repubblica?) ai giudici non si è mai visto. Cosa teme Napolitano? Più di così non potrebbe essere squalificato agli occhi dell'opinione pubblica. La sua reazione è già di per sé un'ammissione di colpevolezza. Forse la sua rielezione è servita proprio a questo, a metterlo in una situazione di massima sicurezza. Lo sapremo in futuro, questo è certo, troppi sono stati coinvolti nella Trattativa Stato-Mafia perché non venga alla luce la verità. qualunque essa sia. C'è qualcosa di inquietante nelle ripetute telefonate di Mancino, al di là del contenuto delle stesse. Mancino sapeva di essere intercettato. Telefonare al Quirinale con l'insistenza con cui lo ha fatto non poteva che inguaiare Napolitano, cosa che poi è puntualmente successa, e quindi "ubi maior minor cessat", l'attenzione si è spostata completamente sul presidente della Repubblica che invece sulle eventuali responsabilità di Mancino che, va ricordato, vide poco prima del suo assassinio Paolo Borsellino nel suo ufficio al Viminale (era allora ministro degli Interni) in cui era presente Bruno Contrada, condannato in seguito in via definitiva a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Borsellino uscì dall'ufficio sconvolto e fumando due sigarette alla volta come testimoniò un suo amico/collaboratore. Mancino in seguito non ricordò neppure di averlo incontrato. Se sulle risposte di Napolitano ai giudici non sussistono dubbi, saranno state del tenore: "Non c'ero, se c'ero non mi sono accorto di nulla e alla mia età mi appisolo di frequente", sono invece più interessanti le domande che possono avergli posto i giudici. Rispondi al sondaggio e dì la tua: Leggi e commenta il post su www.beppegrillo.it

http://www.beppegrillo.it/2014/10/le_domande_dei_giudici_a_napolitano_sulla_trattativa_-_sondaggio.html

martedì 28 ottobre 2014

"Il PD ai tempi di Matteo Renzi è un partito al governo, ma anche in piazza a protestare contro il governo. Il PD ai tempi di Matteo Renzi è per la pace nel mondo, ma regala armi ai paesi in guerra. Il PD ai tempi di Matteo Renzi è contro i vincoli economici dettati dall'Europa, ma scodinzola davanti ai diktat della Merkel. Il PD ai tempi di Matteo Renzi vuole sensibilizzare sul tema della Sla, ma taglia 100 milioni al fondo per la non autosufficienza. Il PD ai tempi di Matteo Renzi è per le nozze gay, ma anche a difesa della famiglia cattolica che non vuole le nozze gay. Il PD ai tempi di Matteo Renzi è per l'abolizione delle province, ma poi abolisce soltanto le elezioni democratiche che sceglievano i consiglieri provinciali. Il PD ai tempi di Matteo Renzi è per la sanità pubblica, ma fa tagli lineari che costringono le regioni a fare tagli sulla sanità pubblica. Il PD ai tempi di Matteo Renzi vuole tutelare i diritti dei lavoratori, ma poi distrugge ogni minima conquista sindacale. Il PD ai tempi di Matteo Renzi è tutto, è governo e opposizione, tiene insieme un 20% di moderati rigidi conservatori e un 20% di progressisti rivoluzionari indignati. Nè il primo 20% nè il secondo 20% vedranno mai realizzati i loro sogni e le loro aspettative, ma nella supercazzola quotidiana del premier stanno insieme e il totale fa 40%. Quando vi renderete conto che vi prende per il culo potrebbe essere un po' tardino." Max Bugani Leggi e commenta il post su www.beppegrillo.it

http://www.beppegrillo.it/2014/10/pd_partito_di_lotta_e_di_massoneria.html

"Non c'è differenza tra un uomo d'affari e un mafioso, fanno entrambi affari: ma il mafioso si condanna e un uomo d'affari no" questo ha detto Grillo a Palermo tra lo scandalo generale. Nessuno però si scandalizza se Dell'Utri un fondatore di Forza Italia è in carcere condannato in secondo grado di giudizio con pena di 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza considera Marcello Dell'Utri il tramite intermediario tra la mafia e Silvio Berlusconi. Nessuno si scandalizza se Berlusconi, quello di Mangano "eroe", sta facendo le "riforme" con Renzie. Nessuno si scandalizza se FI è in Parlamento e non sia invece stata sciolta d'autorità visto la sua genesi. Nessuno si scandalizza perché nessuno condanna questo stato di cose che farebbe inorridire qualunque democrazia compiuta. La mafia non ha più bisogno di nascondersi, è entrata a pieno titolo nelle istituzioni, Ed ora che le attività criminali faranno parte del PIL potremmo anche quotarla in Borsa, ma questo forse è già avvenuto da anni. Leggi e commenta il post su www.beppegrillo.it

http://www.beppegrillo.it/2014/10/la_pietra_dello_scandalo.html

giovedì 16 ottobre 2014